mercoledì 8 marzo 2017

mastica e sputa

«mastica e sputa da una parte il miele mastica e sputa dall'altra la cera mastica e sputa prima che faccia neve»

ho visto la cava ho visto il bianco ho visto i cartelli di divieto e le reti rosse ho visto la montagna sgretolarsi in candore.
poi mi sono confuso, insieme alla viabilità di cava, ai sentieri cai, alla Via Vandelli schiacciata sotto un peso immane. e ho camminato su un percorso non originale, sbandato e deviato da altre esigenze umane, dal profitto e dalla convenienza. ma appena ho messo la testa fuori dal bosco ho capito di aver sbagliato: e che la Via passava più in là.
La cava del monte Pallerina. Si vede passare la Via Vandelli ai piedi della cava.
Durante l'autunno ho esplorato un brevissimo tratto della valle d'Arnetola (troppo poco tempo, colpa di un cuoco di Vagli Sopra che per un'ora ha affettato salumi a mano per quello che doveva essere un veloce spuntino). Ma questo breve assaggio è bastato per capire da una parte la fatica del Domenico Vandelli nel disegnare un percorso in una valle così aspra e dall'altra che le attività estrattive avevano irremediabilmente cambiato la viabilità nella valle e sommerso di rottami di marmo il percorso originale della Via Vandelli. Tanto che anche il cai ha dovuto dare indicazioni fuorvianti su quale sia il percorso della Via Vandelli. Tanto che ho capito che era dovuto nuovamente un lavoro di recupero del tracciato originale, nuovamente sommerso: pochi chilometri prima sotto l'acqua, ora sotto cascate immobili di rocce bianche e preziose fatte a brandelli.
La cava del monte Pallerina, dal 1954 al 2013.
La Via Vandelli percorre il lato sinistro dell'immagine, oggi sommersa dal ravaneto.
So poco delle Alpi Apuane. Ne so la meraviglia che suscitano al solo nome, alpi e non appennini; so delle ricerche di scuola, che insegnano a enumerare catene montuose risorse naturali confini e capoluoghi; so di profili vaghi lontani, cercati nelle passeggiate che svalicano oltre il sentiero 00, evocati dai più vecchi con sguardi lanciati verso il mare; so di stragi, raccontate, con fare didascalico e sempre un po' troppo moralista. Ma ricordo nettamente la prima e unica volta che mi ci sono inoltrato, nell'estate del 2007, quando in bicicletta io e Moreno abbiamo percorso i due versanti degli appennini alla ricerca degli ultimi Festival dell'Unità: correvamo a pedali sul lungomare di Marina di Massa, con le Alpi Apuane a levante, e una volta arrivati a Carrara ci siamo infilati sulle orme degli anarchici lungo le venature del carbonato di calcio fino a Fantiscritti per scendere con le ruote pesanti e gli ingranaggi bianchi scolpiti ed affondare nell'altrettanto bianco lardo.
La capanna d'abrì che era l'antico casone della valle d'Arnetola a servizio della Via Vandelli

Così non so se questo dilavare delle Alpi Apuane in frammenti usati per gioco e per arte ma soprattutto per soldi sia una sciuagura o solo un'unghiata dell'uomo sulla pelle della madre terra che si rimarginerà...
...ma so il mio pregustare tutto il nuovo che mi arriverà calpestando il friabile percorso della Via Vandelli che si adagia silenziosa, sgorgata dalle pianure modenesi, pronta all'ultimo balzo sulle pareti apuane: come sangue di polvere e roccia, rappreso nel sudore e nei ricordi di genti povere e libere.

www.viavandelli.com #viavandelli @viavandelli

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