«non alzo più la mano, cammino piano piano sulla strada ormai deserta, mentre tu chissà se aspetti ancora, mentre qui la strada che si sperde...»
un lustro di lustro. cinque anni di Via Vandelli:
la Via è una.
l'avrei mai detto che l'unica possibilità, per quanto stretta e sottile, indeterminabile se non da occhi lucidi, l'avrei mai detto che per quanto improbabile per quanto vago se non impresso nella polvere per quanto caparbio se non scientifico, l'avrei mai detto che da lì partivo io ma l'avrei mai detto che proprio per quello l'avrei mai detto sarebbe cambiato l'avrei mai detto se non proprio tutto però moltissimo per tantissimi: un guizzo nella storia, un tornante nascosto nel rettifilo iniziale, un'aritmia della modernità un sopracciglio inarcato un secondo più a lungo mentre fisso una mappa e sono già in cammino.
e sono ancora in cammino.
gli amici (foto by Glauco) venerdì 9 giugno 2017, poco prima del tramonto, poco dopo il brindisi appena al limitare di tutto quanto |
in una foto il senso di quel venerdì sera 9 giugno di cinque anni fa, un lustro: gli amici che c'erano: alla partenza. perché non è facile credere a uno che crede in un progetto a cui non è facile credere. anche se un po' vi ho abituati. ma aprire una strada... che poi, voglio dire, mica ero lì per aprire una strada, ero lì per partire per il mio cammino iniziatico. cosa ci sia di iniziatico a 40 anni (41... perché la strada che volevo percorrere era perduta e 9 mesi ci ho messo a ricostrurne il percorso, caro Domenico, mi sono rimesso sulle tue tracce ed eccomi) cosa ci sia di iniziatico è da scoprire. ma nell'aria diradata di un giugno caldissimo si respira: si respira frizzante la curiosità la comprensione le bollicine del prosecco l'attesa e la semplicità del passo del passeggiare e del passaggio.
dopo cinque anni da quel venerdì sera da dopolavoro, indossati gli scarponi negli spogliatoi dell'azienda, brindato e chiacchierato, salutato e scherzato, raccontato e immaginato: dopo cinque anni la mia passeggiata da Modena a Massa sulla Via Vandelli settecentesca originalissima, da viandante solitario e ostinato, è diventato un cammino da migliaia di viandanti all'anno, sagomato con perizia a ricalcare ad approssimare la Strada Nuova del Ducato Estense con sentieri carreggiate e lastricati.
sì, la Via Vandelli cinque anni dopo è uno dei più importanti cammini di tutta Italia, con viandanti da tutta Italia e da tutta Europa; un cammino che ha riempito alloggi e ristori in tutto l'Appennino, Frignano e Garfagnana, un cammino con viandanti che sfidano un percorso impegnativo ma così ricco di soddisfazioni che non ha eguali.
(e nuove prospettive si affacciano: come curiose glorificazioni.)
ma oggi, per lustro, mi importa far ricardere come il pulviscolo atmosferico su un tramonto il mio affetto sugli amici che c'erano, che hanno creduto fin dall'inizio che il mio cammino aveva un valore travalicante. travalicante i passi, il tempo, le intelligenze. piedi cuore testa.
e tutto il mio viaggio, il mio primo cammino, è raccontato nel mio diario di viaggio "La Via Vandelli - Antica strada, nuovo cammino" (Artestampa - 2018). per tutto il resto dell'approssimato avvenire c'è stata la "Guida alla Via Vandelli" (Terre di mezzo - 2021).
e il mio diario, tra gli amici, inizia così:
«Veramente: parto. Mesi di studio, lungo tempo rincorrendo una labile traccia con ripetuti sopralluoghi tra Emilia e Toscana, ore e ore nelle biblioteche e archivi Estensi. E ora: la Via Vandelli si stende tutta davanti a me. Tracciata ma indefinita.
Ci sono tante persone a salutarmi, a brindare con me alla mia partenza: invitati a un’esperienza di cui vedranno solo le propaggini (inizio e fine) o l’epidermide (parole e immagini che mi sfuggiranno come figurine e didascalie di un albo).
Stappo prosecco, brindo e chiacchiero: tutto è irripetibile ed effimero. Come un aperitivo che sta per finire. Mentre pago, il giovane cameriere del bar che mi chiede per dove io parta, e alla mia risposta “Massa, a piedi” fa due passi indietro a sbarrare gli occhi: quando si è giovani è tutto barbaro e strano.
Mi metto per via sulla Via. Parto.
Dalla piazza di fronte al palazzo ducale, dalla sua facciata ocra e bianca. Parto verso sud calpestando ciottoli e canali tombati di una città romana; parto dal cuore di Modena frastagliata di portici. E parto con la spavalderia di chi pensa di stare per compiere un’impresa. [...]»