la Via Vandelli con il Viandante :: Tappa 7 :: Campaniletti - Massa (e Finis Terrae)
La settima e conclusiva tappa della Via Vandelli parte dai Campaniletti, con la sveglia al rifugio Nello Conti, oltre i 1400m slm. Oggi scenderemo lungo i geniali e folli tornanti che Domenico Vandelli ha disegnato sul fianco della Apuane, per poi seguire il corso dei torrenti e risalire per sentieri il fianco delle ultime alture prima di raggiungere la meta: piazza Aranci a Massa. E se vogliamo un finale epico, ci aspetta Finis Terrae, con i piedi nel mar Tirreno, per un indimenticabile tramonto.
Dal rifugio Nello Conti che si trova dove fin dal settecento c'era l'antico Cason de' Campaniletti a servizio della strada, attraversiamo le suggestive guglie di roccia e marmo e arriviamo alla Finestra Vandelli, la piazzola di sosta aperta con le mine per le carrozze dal Vandelli stesso. Da qui sarà tutta inebriante discesa fino a Resceto.
la Via Vandelli inizia la discesa tra le Alpi Apuane |
Il paesaggio è maestoso: siamo contornati da un paesaggio alpino, aspro e affscinante. Ad ogni passo scendiamo di metri e metri e la visone cambia di continuo, con nuovi scorci e il mare che appare e scompare. Dopo non molto iniziamo a vedere rocce rosse scure che sono i minerali di ferro ossidati e ancora più giù, all'estremo di uno strettissimo tornante, vediamo chiaramente sul fianco della montagna opposta una caverna che in realtà è una miniera di ferro in disuso.
Lungo la discesa ci sono alcune piazzole di atterraggio elicotteri, realizzate dove il Vandelli aveva spianato il terreno per costruire locali di servizio alla strada.
Uno dei punti più caratteristici è la località Le Teste, ben riconoscibile grazie a una lapide affissa a una roccia, che ci ricorda il luogo dove venivano giustiziati i briganti che infestavano la Via Vandelli e poco più sotto, cercando attentamente, in alto sulla parete rocciosa è stata installata una teca con la riproduzione dei teschi, delle teste.
Ogni tanto, voltiamoci a guardare indietro e in su, per capire la strada che stiamo percorrendo, quanto si inerpica e che impresa leggendaria sia stata costruirla quasi tre secoli fa.
la meravigliosa serpentina di tornati della Via Vandelli tra le Apuane |
Ci aspetta un ultimo tratto di bosco, poi il parcheggio delle auto e scendiamo con una piccola scala nella piazzetta davanti alla chiesa: siamo a Resceto, alla fine di una dei tratti più epici della Via Vandelli e della storia delle strade.
Teniamo la sinistra, scendendo verso il cimitero e mantenendoci sul tracciato originale della Via Vandelli.
Poco dopo aver raggiunto la strada asfaltata, facendo attenzione, possiamo imboccare una deviazione sulla destra, in una interruzzione del guardrail e scavalcando un po' di rovi camminare su un altro tratto originale di Via Vandelli, che è ancora esattamente come quello che abbiamo percorso tra le Apuane, ma segreto e per pochi ardimentosi. Questo tratto finisce dove troviamo la lapide in arenaria dedicata a Domenico Vandelli e alle popolazioni appenniniche e apuane che divisero le fatiche per la costruzione della strada.
la stele che ricorda Domenico Vandelli e le fatiche per realizzare la Via Vandelli |
Camminiamo sulla strada della Bassa Tambura, a fianco del canale del Resceto che quando raggiungiamo il paese di Gronda si immette nel torrente Renara: lo spettacolo offerto dall'acqua che scava le rocce e crea piscine naturali è affascinante. Infatti da qui fino a Guadine che raggiungiamo dopo circa un chilometro e oltre, durante l'estate, possiamo vedere i bagnanti che si rinfrescano nelle acque che sgorgano grazie al carsismo delle Alpi Apuane.
il torrente Renara a fianco della Via Vandelli |
Attraversiamo la galleria sotto il paese di Caglieglia e per strada asfaltata raggiungiamo il depuratore della città di Massa con le grandi vasche di decantazione per liberare le acque dalla polvere di marmo riversata dalle cave nelle falde. Sulla destra sentiamo il rombo delle sorgenti, carsiche, del Cataro.
Dopo Al Santo, torniamo sentiero, immerso nel bosco e nella macchia mediterranea: ci attendono diversi chilometri su sterrato, in cui seguiamo dall'alto il percorso originale della Via Vandelli che corre a fianco del Frigido. Ma abbiamo l'opportunità di vedere dall'alto avvicinarsi la città, il castello dei Malaspina e il mare.
Sbuchiamo nuovamente su asfalto su un tornante appena sopra castagnetola: sono gli ultimissimi chilometri che attraverso la periferia urbanizzta in cui ogni casa ha un giardino di agrumi, arriviamo al ponte di ferro sul Frigido, ai piedi del borgo del ponte, ed entriamo in città da porta Genova, usata dai viandanti che andavano verso la Francia.
Ora è tutta dritta via Palestro, ma ci fermiamo a bere alla fontana scolpita, a rimirare le case nobiliari, a scrutare Pasquino e Pasquina che sorvegliano il pomerio ducale, passiamo sotto l'arco del redentore, uno sguardo al Battì che regge la sua botticella da cui sgorga acqua, ancora una svolta e da sotto i portici, al culmine della scalinata, ci appare il duomo della città. Pochissimi passi davvero per percorrere via Dante Alighieri tra i bar e i caffè e infine ci appare in tutta la sua bellezza agrumata piazza Aranci, coronata di alberi e scenograficamente chiusa dal palazzo ducale rosso dei Cybo-Malaspina, con al centro l'obelisco sorvegliato dai leoni: siamo arrivati!
il palazzo Cybo-Malaspina al termine della Via Vandelli |
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