mercoledì 15 aprile 2020

Tappa 4 :: La Santona - San Pellegrino in Alpe - Via Vandelli escursionistica

la Via Vandelli con il Viandante :: Tappa 4 :: La Santona - San Pellegrino in Alpe

La quarta tappa della Via Vandelli riparte da La Santona e si immette immediatamente sul tracciato originale realizzato da Domenico Vandelli nel 1739 che seguiremo per tutta la tappa. È importante sapere che fino all'arrivo non troveremo nessun posto dove prendere da mangiare, solo due/tre fontane, quindi è importante prepararsi alla partenza. Tutto il percorso sarà senza grandi dislivelli, tranne i chilometri finali e vederemo anche bei tratti di selciato originale. Rapidamente raggiungiamo Le Lezze nel mezzo del bosco e il bel prato de L'Inferno, luogo in cui da sempre si ricorda la fuoriuscita di fiamme dal terreno, raccontate da Plinio il Vecchio e dove Lazzaro Spallanzani fece i suoi studi sugli idrocarburi.
Un tratto di Via Vandelli riselciato con muretto a secco tra La Santona e Le Lezze
Lungo tutto il percorso saremo accompagnati sulla sinistra dal profilo del monte Cimone, che perderemo di vista solo negli ultimi chilometri, dopo aver incrociato la strada che porta alpasso delle Radici, la sp.324. E potremo rivederlo solo il penultimo giorno, dal passo della Tambura sulle Alpi Apuane. La Via Vandelli prosegue tra boschi di faggi e castagni, rimanendo sempre alta sopra i 1200m slm, per chilometri senza grandi dislivelli, a fianco di prati e pascoli montani.
Raggiungiamo i 1350m slm nei pressi di monte all'Albero e poi è discesa tra le rocce scagliose fino al passo delle Cento Croci. Qui le leggende si sprecano, ma osservando la lastra incisa sopra l'ingresso dell'oratorio pensiamo che si narra che proprio in quel punto, sull'antica via ducale, sorgesse un albergo per viandanti: ma i viandanti venivano serviti per cena, letteralmente. La cosa più importante per noi è che in questo punto ci troviamo a metà strada tra Modena e Massa, quindi un luogo estremamente significativo per i viandanti della Via Vandelli. Al passo c'è anche un bel cartello informativo del comune di Riolunato, che mi è stato commissionato per raccontare la storia della Via Vandelli e il suo futuro come cammino.

il cartello informativo del comune di Riolunato sulla Via Vandelli al passo Cento Croci
La strada riprende grande e ben battuta e pianeggiante tra boschi e prati. Sulla destra passiamo il cippo dedicato al partigiano Celeste Guidoboni della formazione "Giustizia e Libertà", e lo scheletro di un albergo iniziato negli anni '80 e mai completato. Davanti a noi si offrono ripetutamente splendidi scorci di tutto l'Appennino che arrivano fino al crinale tosco-emiliano. Con un ampia curva a sinistra, arriviamo in vista della capanna celtica di Cà Guerri: il rustico segue il pendio in modo da sfruttare il livello superiore del terreno per l’ingresso al fienile e quello più basso per quello della stalla. La capanna conserva una sola delle due "penne", vale a dire il fronte verso monte con il caratteristico profilo scalettato delle capanne celtiche. Da qui possiamo scattare una delle foto più caratterizzanti di tutta la Via Vandelli, con la capanna, l'albero solitario in mezzo al prato e il profilo del monte Cimone sullo sfondo.

la Via Vandelli presso la capanna celtica di Cà Guerri, con il monte Cimone
Poco dopo ci aspetta un'altra meraviglia della Via Vandelli: La Fabbrica, cioè l'antica osteria voluta da Domenico Vandelli proprio nel punto più ricco d'acqua di tutto il percorso e ancora oggi vediamo la grande fontana appena oltre il gruppo di edifici con la data del 1752. L'osteria era così ben fatta e posizionata da meritare le lodi di Francesco III in persona: una grande osteria per il ricovero di cavalli e persone. Davanti alla Fabbrica c'è la stele in marmo bianco di carrara, dedicata negli anni '80 a Domenico Vandelli, che riporta la stessa scritta che c'è sulla stele gemella, ma in arenaria scura, che si trova tra Resceto e Massa, cn la stessa iscrizione:
All'abate Domenico Vandelli
Geografo e matematico della corte Estense, l'architetto che realizzò l'omonima Via.
Alle popolazioni appenniniche che divisero ingegno e fatica.

La stele dedicata a Domenico Vandelli aLa Fabbrica di Pievepelago
La Via Vandelli per chilometri e chilometri ci fa navigare tra freschi e misteriosi boschi di faggi, piccoli guadi, muretti a secco ricoperti di morbido muschio, animali al pascolo che ci oservano placidi, prati che corrono sul fianco della montagna. Il percorso non presenta nessuna difficoltà, con una sede larga e ben battuta, ondeggiando tra i 1250 e i 135m slm, finchè non iniziamo a vedere la massa bruna e spoglia del Sasso Tignoso, una montagna ofiolitica caratterizzata dagli aspri pinnacoli che sovrasta la Via Vandelli. Anche qui possiamo vedere l'antica osteria del Tignoso, che era un noto ritrovo di banditi, e che oggi e una casa privata, e a fianco i ruderi delle stalle annesse. Non manca molto per la brevissima deviazione che ci porterà davanti all'oratorio di Cà Giovannoni.

i viandanti della Via Vandelli immersi tra i boschi autunnali
Ancora chilometri su un sentiero praticamente perfetto, in tanti tratti ancora selciato che ci porta nel comune di Sant'Anna Pelago e ci riavviciniamo per la prima volta da quando siamo partiti a una strada asfaltata trafficata, alla località La Sega, ma prima incontriamo i caseggiati antichi de La Piella.

La Piella, con la Via Vandelli che la costeggia, in versione estiva e invernale
Dopo aver incrociato la strada provinciale 324 che porta al passo delle Radici, comincia una parte più in salita, attraverso però un meraviglioso bosco di alti alberi in cui la luce penetra solo dall'alto. La Via Vandelli qui è affiancata dalla strada provinciale e la incrocia più volte, fino ad arrivare al L'Imbrancamento, dove anticamente venivano riunite le greggi. Qui facciamo un breve tratto su asfalto in discesa verso Piandelagotti, che però è ancora il percorso settecentesco originale, fino a un bivio dove la Via Vandelli prosegue a sinistra nel fitto del bosco e salendo ripidissima su meravigliosi tornanti ancora originali in cui possiamo ammirare la maestria della posadelle pietre e delle opere idrauliche di scolo. Tornanti così belli li riammireremo solo tra le Apuane.
La Via Vandelli settecentesca ancora con la selciatura originale immerssa nella Selva Romanesca
Sono pochissimi chilometri ma sono abbastanza duri, finché non sbuchiamo al passo del Lagadello, sul crinale tosco-emiliano, al confine tra le province di Modena e Lucca: a 1620m slm, il puntopiù alto della Via Vandelli. Ora manca solo un po' di discesa,dove la Via Vandelli è stata sfaltata per raggiungere il paese di San Pellegrino in Alpe, che nel '700 era un'enclave lucchese entro il ducato Estense e ora è un'enclave modenense, del comune di Frassinoro, entro la regione Toscana. Qui ci riposeremo, all'ombra dell'antichissimo ospitale dei pellegrini, dove riposano San Bianco e Sanp Pellegrino, anche loro divisi amministrativamente tra le due regioni e dove potremo ammirare un tramonto mozzafiato sulle Alpi Apunae che ci aspettano a un giorno e mezzo di cammino.

Le Alpi Apuane viste da sotto l'arco dell'ospitale di San Pellegrino
Non ci rimane che riposarci e preparaci alla prissima meravigliosa tappa sulla Via Vandelli che ci farà immergere completamente nella selvaggia Garfagnana.

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