sabato 28 novembre 2020

senza nome

«per chi aspetta da sempre il momento perfetto
per chi va fuori tempo, ma balla lo stesso
è una canzone senza nome
una canzone che conosci anche se non sai le parole»

La Via Vandelli. Punto. Potrei finirla qui. Anzi, potrei solo aggiungere: la Vandelli.
Il succo è che la via Vandelli (quando sta scritta sui cartelli della toponomastica, per indicare quel pezzetto di Via in quel determinato comune) o la Via Vandelli (quando la intendiamo come cammino, come la grande strada di comunicazione, la prima delle strade moderne nella sua unicità, intellettuale progettuale e ideale), la Vandelli: non ha nome.

centocinquanta chilometri di Via Vandelli (Sassuolo, Vagli, Puianello)

Nei cartelli a inizio strada, non trovate mai nessun nome proprio, nemmeno un'iniziale puntata. Perché non stiamo parlando di una piccola dedica locale a un personaggio, ma stiamo parlando di un'idea, di un sogno, di una meraviglia fatta progetto, fatta pietra, fatta sudore.
È successo che quella che nel '700 si chiamava Strada Nuova nel tempo prendesse, a furor di popolo oserei dire, il nome del suo progettista. È successo che quella memoria si sia tramandata attraverso le generazioni, di bocca in bocca, di padre di madre in figlio in figlia, che gli anziani camminando con i nipoti sul selciato del paese mormorassero orgogliosi (e quasi ancora da secoli meravigliati) "questa è la strada del duca di Modena" o "questa è la strada della Tambura" o "questa è la strada che porta in Toscana e al mare" a seconda di dove si trovassero, ma indistinatamente tutti concludevano con "questa è la Vandelli".
Chiedete a chi ci abita, sopra sotto a fianco vicino nei dintorni. Io l'ho fatto. Tutti sanno dov'è. A tutti brillano gli occhi parlandone. E tutti la chiamano col suo nome. Senza nome.

la Strada Nuova nella mappa del 1746 di Domenico Vandelli

Anche nei cartelli dei comuni che hanno riconosciuto, inevitabilmente, quella presenza così forte e luminosa, illuminata, non c'è nome. Non può esserci. Tradirebbe il senso e la tradizione.
Se poi andate a vedere nelle mappe in rete, inspiegabilmente associano a quei tratti di Via alcuni nomi: Agostino, Domenico, Francesco... Vandelli. Tutti parenti, tutti importantissimi scienziati in Italia e in Europa. E sì, può essere che in una qualche città o paese in giro per l'Italia abbiano dedicato una strada a uno di questi importanti personaggi, e lo hanno fatto, controllate. Ma non quando quel nome si sovrappone al percorso settecentesco della madre di tutte le strade moderne: lì non c'è un nome, lì c'è solo un'antonomasia: lì è per tutti la Via Vandelli. Con il suo nome senza nome, la via Vandelli, così è indicata nel catasto toscano ottocentesco e in tutte le mappe della Garfagnana.

la Via Vandelli nelle antiche mappe toscane

Come per le grandi strade romane, o di pellegrinaggio, la Via Francigena, o la Via Appia, la Via Emilia: non è la via Marco Emilio Lepido, è solo la via Emilia.
Così è per la Via Vandelli, un concetto, uno slancio, un'emozione, un'idea, un brivido, una strada di centocinquanta chilometri lastricata dalla pianura al mare attraverso due catene montuose quando nessuno osava immaginare niente di minimamente paragonabile. A tal punto che la Via Vandelli, per la maggior parte di noi indigeni nati attorno alla Via, non è neanche la Via Vandelli, è di più, è semplicemente unicamente inequivocabilmente: La Vandelli.
estati anni '80'90: "nonna, io vado in bici in paese..." e mentre già corro giù per le scale, un richiamo "vai di dietro per campagna... o fai la vandelli?"

la Vandelli all'inizio del mio paese natale

giovedì 16 luglio 2020

il passaporto del Viandante

«Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el corazón
De la grande Babylon
Me dicen "el clandestino"
Por no llevar papel»

Chi è un viandante? Secondo me chiunque si mette per via con l'intenzione del viaggio. Può avere una meta o no, può portarci da qualche parte o anche avere più la natura di una fuga, può essere breve o lungo, senza fine in rari casi. Il viandante per un lasso di tempo ha lo sguardo che oscilla tra la punta delle scarpe e l'orizzonte (non che servano le scarpe, a dirla tutta, e l'orizzonte potrebbe anche essere stretto da alte montagne, o lontanissimo come il pelo del mare), il viandante in quel lasso di tempo aiutato dalla dolce agitazione dello spirito provocata dal sobbalzare sul terreno inizia a sentire nell'intimo che le pareti si scrostano, i pezzi cadendo scricchiolano e aprono cerchi di eccitazione e pensieri. Poi un giorno si fermerà: seduto su un sasso, sdraiato nell'erba, soddisfatto su una panchina di un centro città, scaldato dalla sabbia del mare, inebriato dall'aria rarefatta di una vetta o sulla poltrona di casa: e inizierà a ridipingere. Altra cosa non necessaria: il bordone. Però fa figo!

il Viandante che riaprì la Via
Cosa rende un viandante un Viandante della Via Vandelli? Fare tutto quello di cui sopra sulla Via Vandelli, tra Modena, Sassuolo, Pavullo nel Frignano, San Pellegrino in Alpe, Castelnuovo di Garfagnana, il passo della Tambura e Massa. Magari il mare. Né più né meno.

Segue un inciso autoincensante, che si può saltare se volete arrivare al punto 😃
Quest'anno, addì duemilaeventi dell'era comune, il numero di viandanti della Via Vandelli sta crescendo davvero tanto: e non posso che esserne davvero felice!
La storia in breve è questa: più o meno esattamente quattro anni fa capisco che per me è arrivato il momento di percorrere tutta la Via Vandelli, la strada di casa per me, da Modena a Massa. Ma siccome sono uno scienziato, mi metto a cercare il tracciato originale e scopro che non è ben documentato. Passo nove mesi tra archivi e web a studiare e ricostruirlo. A gennaio scrivo una poesiola, che è il primo post di questo blog, a giugno 2017 parto e racconto qui il mio cammino. A natale mi stampo da solo un po' di copie del diario di viaggio che ho tenuto mentre camminavo, da regalare a qualche amico e parente. Un editore se ne accorge, ad aprile 2018 esce il libro "La Via Vandelli - Antica strada, nuovo cammino". Faccio decine e decine di conferenze dal Po alla Garfagnana a raccontare la storia della Via Vandelli. Nel 2018, con il mio libro in mano, i primi due avventurosi, bolognesi, partono sulle mie tracce da Modena e riescono ad arrivare fino a Massa. A fine anno saranno cinque. Nel 2019, l'interesse cresce e i viandanti saranno una cinquantina, compreso un gruppo di spericolati mountainbiker modenesi che accolgo personalmente al passo della Tambura. Quest'anno... beh, quest'anno le persone che camminano la Via Vandelli sono TANTISSIME!

uno degli eventi dedicati alla Via Vandelli, in partenza dal palazzo ducale di Sassuolo
Quindi, aumentando le persone, si diversificano anche le esigenze. E una di queste, veniamo al punto, è di avere un documento che attesti il passaggio sulla Via Vandelli. Quella che sui cammini religiosi si chiama credenziale e che sulla Via Vandelli si chiamerà:
Un piccolo libricino, in cui raccogliere i timbri che testimoniano il passaggio lungo le diverse tappe, con il percorso, i profili altimetrici, qualche immagine di sfondo e un po' di storia della Via Vandelli.
Non dà diritto a nessun trattamento speciale, sconti convenzioni privilegi, non è in alcun modo un documeto di riconoscimento. È un bel ricordo. Da conservare, da mettere in cornice, da riguardare sognando l'indelebile cammino sulla Via Vandelli. Infatti le pagine interne sono fatte apposta per essere riaperte e avere in una sola pagina il nome, le altimetrie col percorso e i timbri.

il Passaporto del Viandante della Via Vandelli
In tante persone che si apprestavano a camminare mi hanno chiesto se era disponibile un documento di questo tipo, e alcuni se lo sono anche fatti in autonomia. Quindi ho deciso di realizzarlo e di metterlo a disposizione sul sito www.viavandelli.com, nella sezione "il passaporto", per essere scaricato e stampato. E portato con sé durante il cammino. E timbrato. E conservato. Affettuosamente.

Come funziona: si va sul sito, si va alla pagina relativa al Passaporto del Viandante, si scarica il file pdf e si stampa fronte/retro su un foglio A4, ancora meglio se su cartoncino. Poi si piega in quattro: prima di tutto si piega il foglio in due sul lato lungo, facendo andare la parte che contiene le altimetrie sopra la parte per i timbri, poi si piega nuovamente in due sul nuovo lato lungo, sovrapponendo le due parti con la descrizione della Via Vandelli, compilate con i vostri dati nella pagina interna: il Passaporto del Viandante è pronto per il cammino con voi!
Ecco come si fa: 1... 2... fatto!
come piegare il Passaporto del Viandante della Via Vandelli
- La foto di sfondo della copertina è il passaggio al passo della Tambura; in alto c'è il logo della Via; lo spazio per scrivere, eventualmente, il proprio nome, la poesiola che scrissi tre anni fa, la schematizzazione del percorso con le tappe, la capanna celtica a Cà Guerri e l'indirizzo del sito.
- Sul retro, la foto di sfondo è il passaggio sotto il voltone a San Pellegrino in Alpe; poi c'è in brevissimo raccontato cos'è la Via Vandelli; nuovamente il logo della Via; l'hashtag #viavandelli con cui taggare i vostri post sui social; e il qr-code che porta al sito.
- Aprendo il passaporto, la foto di sfondo è una bellissima rampa della Via Vandelli sulle Apuante, tra Resceto e i Campaniletti. Il testo racconta un po' più per esteso la storia della Via Vandelli, dalle origini fino al cammino che sta diventando oggi.
- Aprendo ulteriormente si torna al formato A4: nella parte superiore la foto di sfondo è Capanno Guerri con il cimone; sulla parte sinistra, sotto il logo, ci sono gli spazi per i dati della viandante o del viandante e del suo viaggio, sulla destra le due altimetrie con le tappe, partendo da Modena o da Sassuolo.
Nella parte inferiore c'è il percorso vero e proprio, con le tappe, affiancato dalla freccia direzionale che accompagnerà il vostro cammino; e sotto, con sfondo la selciatura della Via Vandelli nella Selva Romanesca, lo spazio per i timbri!

I timbri si possono richiedere agli uffici turistici dei paesi attraversati, nelle ospitalità in cui sostate nelle varie tappe o anche agli esercizi commerciali: non c'è un timbro ufficiale della Via Vandelli, quindi ognuno metterà il suo.

Se qualcosa non fosse chiaro, ho fatto anche un breve video che spiega il tutto...
...buona visione e soprattutto buon cammino sulla Via Vandelli!


...qualcuno mi chiederà: e il testimonum...? ...chissà... 😊 (che poi io chiamerei "brevetto", memore delle randonée ciclistiche) STAY TUNED, come si dice in questi casi.


mercoledì 17 giugno 2020

Tappa 7 :: Campaniletti - Massa - Via Vandelli escursionistica

la Via Vandelli con il Viandante :: Tappa 7 :: Campaniletti - Massa (e Finis Terrae)


La settima e conclusiva tappa della Via Vandelli parte dai Campaniletti, con la sveglia al rifugio Nello Conti, oltre i 1400m slm. Oggi scenderemo lungo i geniali e folli tornanti che Domenico Vandelli ha disegnato sul fianco della Apuane, per poi seguire il corso dei torrenti e risalire per sentieri il fianco delle ultime alture prima di raggiungere la meta: piazza Aranci a Massa. E se vogliamo un finale epico, ci aspetta Finis Terrae, con i piedi nel mar Tirreno, per un indimenticabile tramonto.
Dal rifugio Nello Conti che si trova dove fin dal settecento c'era l'antico Cason de' Campaniletti a servizio della strada, attraversiamo le suggestive guglie di roccia e marmo e arriviamo alla Finestra Vandelli, la piazzola di sosta aperta con le mine per le carrozze dal Vandelli stesso. Da qui sarà tutta inebriante discesa fino a Resceto.

la Via Vandelli inizia la discesa tra le Alpi Apuane
La discesa sarà ripida ma agevole, lungo la strada che ci appare quasi nella sua completa originalità settecentesca, con gli imponenti muri a secco costruiti sul fianco delle montagne grazie alla manodopera lombarda fatta venire appositamente dal Vandelli, sopra cui corre la Via Vandelli.
Il paesaggio è maestoso: siamo contornati da un paesaggio alpino, aspro e affscinante. Ad ogni passo scendiamo di metri e metri e la visone cambia di continuo, con nuovi scorci e il mare che appare e scompare. Dopo non molto iniziamo a vedere rocce rosse scure che sono i minerali di ferro ossidati e ancora più giù, all'estremo di uno strettissimo tornante, vediamo chiaramente sul fianco della montagna opposta una caverna che in realtà è una miniera di ferro in disuso.
Lungo la discesa ci sono alcune piazzole di atterraggio elicotteri, realizzate dove il Vandelli aveva spianato il terreno per costruire locali di servizio alla strada.
Uno dei punti più caratteristici è la località Le Teste, ben riconoscibile grazie a una lapide affissa a una roccia, che ci ricorda il luogo dove venivano giustiziati i briganti che infestavano la Via Vandelli e poco più sotto, cercando attentamente, in alto sulla parete rocciosa è stata installata una teca con la riproduzione dei teschi, delle teste.
Ogni tanto, voltiamoci a guardare indietro e in su, per capire la strada che stiamo percorrendo, quanto si inerpica e che impresa leggendaria sia stata costruirla quasi tre secoli fa.

la meravigliosa serpentina di tornati della Via Vandelli tra le Apuane
In basso già vediamo i tetti di Resceto. Arrivati al Serrettin, con un ponte di ferro attraversiamo il canal Pianone e raggiungiamo una casetta sulla destra che preannuncia l'ultimo tratto di discesa su strada lastricata, prima del paese. Prima della fine troviamo scolpire sulla roccia delle orme di persone: sono il ricordo delle donne che risalivano la Via Vandelli a piedi con un carico di sale per raggiungere l'Emilia e scabiarlo con farina e cereali.
Ci aspetta un ultimo tratto di bosco, poi il parcheggio delle auto e scendiamo con una piccola scala nella piazzetta davanti alla chiesa: siamo a Resceto, alla fine di una dei tratti più epici della Via Vandelli e della storia delle strade.
Teniamo la sinistra, scendendo verso il cimitero e mantenendoci sul tracciato originale della Via Vandelli.
Poco dopo aver raggiunto la strada asfaltata, facendo attenzione, possiamo imboccare una deviazione sulla destra, in una interruzzione del guardrail e scavalcando un po' di rovi camminare su un altro tratto originale di Via Vandelli, che è ancora esattamente come quello che abbiamo percorso tra le Apuane, ma segreto e per pochi ardimentosi. Questo tratto finisce dove troviamo la lapide in arenaria dedicata a Domenico Vandelli e alle popolazioni appenniniche e apuane che divisero le fatiche per la costruzione della strada.

la stele che ricorda Domenico Vandelli e le fatiche per realizzare la Via Vandelli
Camminiamo sulla strada della Bassa Tambura, a fianco del canale del Resceto che quando raggiungiamo il paese di Gronda si immette nel torrente Renara: lo spettacolo offerto dall'acqua che scava le rocce e crea piscine naturali è affascinante. Infatti da qui fino a Guadine che raggiungiamo dopo circa un chilometro e oltre, durante l'estate, possiamo vedere i bagnanti che si rinfrescano nelle acque che sgorgano grazie al carsismo delle Alpi Apuane.

il torrente Renara a fianco della Via Vandelli
Al bivio per Forno, lasciamo il percorso settecentesco della Via Vandelli per evitare gli ultimi chilometri più trafficati della Bassa Tambura e prendiamo il sentiero del Bizzarro: il nome non delude e ci porta rapidamente in quota per raggiungere il paese di Casette, che attraversiamo percorrendo i passaggi interni di cemento che evitano la strada.
Attraversiamo la galleria sotto il paese di Caglieglia e per strada asfaltata raggiungiamo il depuratore della città di Massa con le grandi vasche di decantazione per liberare le acque dalla polvere di marmo riversata dalle cave nelle falde. Sulla destra sentiamo il rombo delle sorgenti, carsiche, del Cataro.
Dopo Al Santo, torniamo sentiero, immerso nel bosco e nella macchia mediterranea: ci attendono diversi chilometri su sterrato, in cui seguiamo dall'alto il percorso originale della Via Vandelli che corre a fianco del Frigido. Ma abbiamo l'opportunità di vedere dall'alto avvicinarsi la città, il castello dei Malaspina e il mare.
Sbuchiamo nuovamente su asfalto su un tornante appena sopra castagnetola: sono gli ultimissimi chilometri che attraverso la periferia urbanizzta in cui ogni casa ha un giardino di agrumi, arriviamo al ponte di ferro sul Frigido, ai piedi del borgo del ponte, ed entriamo in città da porta Genova, usata dai viandanti che andavano verso la Francia.
Ora è tutta dritta via Palestro, ma ci fermiamo a bere alla fontana scolpita, a rimirare le case nobiliari, a scrutare Pasquino e Pasquina che sorvegliano il pomerio ducale, passiamo sotto l'arco del redentore, uno sguardo al Battì che regge la sua botticella da cui sgorga acqua, ancora una svolta e da sotto i portici, al culmine della scalinata, ci appare il duomo della città. Pochissimi passi davvero per percorrere via Dante Alighieri tra i bar e i caffè e infine ci appare in tutta la sua bellezza agrumata piazza Aranci, coronata di alberi e scenograficamente chiusa dal palazzo ducale rosso dei Cybo-Malaspina, con al centro l'obelisco sorvegliato dai leoni: siamo arrivati!

il palazzo Cybo-Malaspina al termine della Via Vandelli
La stazione dei treni dista ancora qualche chilometro, per chi deve tornare, Ma per chi vuole, con altri cinque sei chilometri pianeggianti, che consigliamo di fare un po' in via Roma per ammirare le ville liberty e poi spostarsi sul parco fluviale del fiume frigido, possiamo raggiungere il monumento delle vele, il mare, Finis Terrae: i piedi nella sabbia, lo sguardo a stupirsi delle Apuane che abbiamo appena disceso, i piedi nell'acqua, lo sguardo verso il Tirreno occidente il tramonto e tutto ciò che ci aspetta: evViVa la Via Vandelli!

giovedì 28 maggio 2020

Tappa 6 :: Poggio - Campaniletti - Via Vandelli escursionistica

la Via Vandelli con il Viandante :: Tappa 6 :: Poggio - Campaniletti

La sesta tappa della Via Vandelli parte da Poggio, dove il torrente Edron sfocia nel Serchio. Oggi seguiremo sempre il percorso originale settecentesco della Via Vandelli, a parte brevissimi tratti, salendo fino al punto più spettacolare di tutto il cammino: il passo della Tambura, che ci regalerà uno spettacolo indimenticabile, dopo un'altrettanto memorabile faticosa salita.
Iniziamo il cammino uscendo dal paese e imboccando immediatamente una piccola strada che è correttamente indicata come Via Vandelli e che dopo qualche casetta si trasforma in un'agevole carreggiata. Il percorso continua immergendosi nel bosco, seguendo e risalendo da vicino il corso del torrente Edron.

la Via Vandelli si immerge nel bosco a fianco del torrente Edron
In questo bosco incontreremo le rovine di antiche case abbandonate e forse anche qualche animale selvatico. Sopra di noi, a sinistra, sentiamo il traffico passare sulla nuova strada provinciale, mentre teniamo il torrente alla nostra destra, fino a un piccolo ponticello di legno che lo attraversa. La Via Vandelli originariamente non cambiava lato del torrente, ma oggi la boscaglia rende molto difficoltoso seguire la traccia settecentesca. Oltre il ponte ci aspetta un meraviglioso prato verde e poi sulla sinistra una piccola strada asfaltata che ci porta oltre una graande fabbrica di lavorazione del marmo, passata la quale, ritorniamo dalla parte giusta del torrente.
Incontriamo sul nostro cammino un antico ponte di pietra, e facciamo una brevissima deviazione per vedere l'antico mulino di Puglianella sull'Edron per poi tornare sui nostri passi. Ancora qualche minuto di cammino e raggiungiamo la Ferriera: uno dei luoghi magici del cammino della Via Vandelli. Si tratta di una grande e bellissima villa padronale, coeva alla Via Vandelli, visto che la data sull'architrave della porta è 1754. Attorno a questa casa si sviluppava un borgo di contadini e lavoranti, di cui si scorgono ancora i ruderi sommersi dalla vegetazione. Un vero peccato è lo stato di abbandono del borgo e della villa e sporattutto della piccola chiesa che sta cadendo a pezzi nel cortile della villa.

la villa del borgo della Ferriera, tra la Via Vandelli e il torrente Edron
Attraversiamo rapidamente la strada provinciale per rimanere sulla Via Vandelli, che ora è la piccola strada asfaltata che sale verso Vergaia. Proseguiamo in salita fino al punto in cui la Via Vandelli scendeva nella valle e dove oggi c'è la diga della centrale idroelettrica dell'Enel che chiude il corso dell'Edron per formare il lago artificiale di Vagli. La Via Vandelli scendeva fino al paese di Fabbriche di Careggine e che oggi è completamente sommerso sotto la superficie del lago. Possiamo comunque attraversare a piedi la diga, con un passaggio veramente suggestivo, con le apuane che si riflettono sulla superficie del lago e raggiungere la nuova strada provinciale.

il paese sommerso di Fabbriche di Careggine, con il ponte della Via Vandelli
(foto di Francesco Ruffini - 1994)
Per aggirare il lago di Vagli, oggi purtroopo non c'è nessun'alternativa alla strada asfaltata che lo costeggia, dove passano anche i camion carichi di marmo. Il comune e il parco, per un breve periodo, hanno pubblicizzato un sentiero sulla sponda opposta, quella orientale, ma al momento non ce n'è nessuna conferma. Dobbiamo quindi camminare per alcuni chilometri sulla strada, stando attenti al traffico, ma anche osservando sulla nostra sinistra l'apparire del promontorio su cui sorge il paese di Vagli Sotto, il ponte sospeso, il ponte Morandi di cemento oggi pedonale, il parco delle statue, le Apuane che si riflettono sulla superficie del lago e se il livello dell'acqua è basso, potremmo vedere anche l'antica Via Vandelli emergere dalle acque.
Raggiungiamo la località Fontana delle Monache, dove sorgeva un convento, al bivio tra Vagli Sotto e Sopra. Qui possiamo trovare acqua e cibo, presso alcuni locali riaperti in seguito alla spinta turistica del parco attorno al lago. Noi proseguiamo dritti in direzione Vagli Sopra.
Il percorso della Via Vandelli oggi è completamente asfaltato, per questo preferiamo dopo un po' sulla sinistra, per tagliare i tornanti e seguire un bel sentiero attraverso il bosco, abbastanza ripido, che ci porta direttamente alla chiesa di Vagli Sopra. In centro al paese ci sono alcune fontane dove è indispensabile fare abbondante rifornimento di acqua, visto che ci aspettano i chilometri più duri di tutto il cammino della Via Vandelli e non troveremo più nessuna fonte fino al passo Tambura (se ci va bene) o adirittura fino al rifugio Nello Conti.
Usciamo dal paese e iniziamo a immergerci nella selvaggia valle d'Arnetola seguendo la via delle cave. La strada è stata asfaltata per permettere il passaggio dei camion del marmo, ma ciononostante riconosciamo ben presto gli antichi casoni in pietra a servizio dei viandanti della Via Vandelli e che oggi sono quasi tutti abbandonati e in rovina. Appena prima del ravaneto della cava Pallerina, sulla destra ammiriamo la Capanna d'Abrì, uno dei pochi stabili in questo tratto di Via Vandelli che è stato ristrutturato, adeguatamente preservato e non ancora inghiottito dall'area delle cave.

la Capanna d'Abrì, un riparo per i viandanti lungo la Via Vandelli all'imbocco della valle d'Arnetola
La strada ora è ghiaiata, ma ancora molto ampia e affianca le cave attive, di cui sentiamo anche i boati delle esplosioni, se passiamo in orario lavorativo. Facciamo un tratto nel bosco, prima del bivio per Arni e il monte Sella: questo percorso sulla sinistra è una possibile alternativa per chi si sposta in mtb, in quanto i chilometri finali della salita di oggi e quelli iniziali della discesa dal passo della Tambura sono da percorrere con la bicicletta a mano e diventano per questo difficili e da affrontare con molta cautela (mentre a piedi non ci aspetta nessuna difficoltà, a parte la fatica). Ci lasciamo alle spalle l'ultima enorme cava e finalmente camminiamo sulla Via Vandelli originale, ancora lastricata in pietra, con evidentissimi i monumentali muri di sostegno.

i meravigliosi muri di sostegno settecenteschi su cui passa la Via Vandelli per risalire le Apuane
La strada è ripida, ma il panorama è mozzafiato, con le vette delle Alpi Apuane che ci sovrastano, i faggi, le roverelle, i carpini che ci abbracciano, la strada che ci accompagna. Il bosco man mano si dirada e infine, dopo alcuni tornanti dalle pendenze molto ardite, usciamo tra i prati delle pendici più alte, tra il monte Tambura, la Focoletta e l'Alto di Sella, con lo sguardo che spazia dalla Roccandagia alle cime del monte Sella.
Poco prima di valicare, sulla sinistra, ci sono i ruderi dell'ultimo casone voluto da Domenico Vandelli su questo versante: il Casone del Ferro. Qui, facendo alcuni passi in basso nel prato, possiamo trovare un tubo che butta un po' d'acqua, se siamo fortunati. Manca poco e dopo l'ultima rampa, arriviamo ai 1620m del passo Tambura, di cui riconosciamo la spaccatura triangolare fatta nel '700 dal Vandelli per agevolare il passaggio delle carrozze. Da qui abbiamo la vista più emozionante e spettacolare di tutto il cammino, sulle Alpi Apuane, Massa, il mar Tirreno, i promontori della Liguria e le isole.

la vista verso il Tirreno, sulla Via Vandelli, dal passo della Tambura
Ci rimane qualche chilometro di discesa, in cui iniziamo a godere dell'opera architettonicamente meravigliosa e coraggiosa di Domenico Vandelli che ha dovuto far passare la sua strada dove nessuno mai aveva osato e (speriamo) oserà più.
Arriviamo alla Finestra Vandelli, una terrazza, anche questa costruita da Domenico Vandelli con alcune esplosioni, per permettere la sosta delle carrozze prima dell'ultima erta per chi doveva valicare il passo. Inoltre la Finestra è anche il portale d'accesso verso i Campaniletti, dove nel '700 c'era il Cason de' Campaniletti per la sosta e il ristoro dei viandanti e a protezione contro i briganti, e oggi c'è il rifugio Nello Conti del CAI di Massa.
La cena, la sera e la notte sulla terrazza del rifugio, vista mare, sotto il cielo buio e stellato, con la vista sul mare e le luci di Massa che ci aspetta, saranno uno dei ricordi ppiù indimenticabili del cammino della Via Vandelli e anche di tutta la vita: godiamocelo!

il video de "la Via Vandelli con il Viandante"


sabato 16 maggio 2020

Tappa 5 :: San Pellegrino in Alpe - Poggio - Via Vandelli escursionistica

la Via Vandelli con il Viandante :: Tappa 5 :: San Pellegrino in Alpe - Poggio

La quinta tappa della Via Vandelli ci dà la sveglia a San Pellegrino in Alpe, partiamo dall'antichissimo ospitale dei pellegrini che qui attraversavano il crinale tosco-emiliano. Attraversata la galleria lastricata tra la chiesa e il museo, ci affacciamo sullo sperone di roccia con in fondo la croce di faggio ogni anno portata da Frassinoro e ammiriamo di fronte a noi le maestose Alpi Apuane: le valicheremo durante la sesta tappa.
Iniziamo a scendere per un ripido sentiero ancora più antico della Via Vandelli, già immerso tra i muretti a secco e il bosco. Infatti in questo tratto, i tornati selciati della Via Vandelli sono stati asfaltati, una quarantina di anni fa, e sono la strada provinciale 71.

da San Pellegrino, la vista sulle Alpi Apuane: la Via Vandelli ce le farà valicare nella sesta tappa
Usciti di nuovo sulla strada provinciale, arriviamo alla Cà della Palma e dopo solo un chilometro e mezzo dalla partenza siamo già scesi di centoventi metri di altitudine. Quando arriveremo a Campori, ai piedi della discesa avremo percorso dieci chilometri e mezzo e saremo scesi di millecento metri, il ché vuol dire che stiamo affrontando una lunga discesa con una pendenza media di circa il 10,5%.
Alla Cà della Palma, per chi vuole seguire un percorso alternativo rispetto alla Via Vandelli settecentesca che faremo noi oggi per tutta la prima metà della tappa, c'è la possibilità qui di svoltare decisamente a destra e di percorrere un tratto della Via Matildica del Volto Santo, attraversando Valbona e Castiglione e di ricongiungersi alla Via Vandelli a Pieve Fosciana.
Noi proseguiamo sulla Via Vandelli originale, rimanendo in questo tratto sulla provinciale. La Cà della Palma è una delle numerose osterie e locande che incontreremo in questa tappa e che nel settecento e ottocento erano al servizio dei viandanti della Via Vandelli per il ristoro, il riposo e per l'alloggio e foraggio dei cavalli. Poco dopo infatti incontriamo il Tendajo, che aveva un'analoga funzione. Dopo un altro paio di chilometri arriviamo all'abitato della Boccaia, in cui troviamo una piccola chiesa e tra le case oggi private si nasconde l'ingresso dell'antica osteria, in cui ho avuto nel 2017 il privilegio di entrare, come ho raccontato nel mio libro "La Via Vandelli - Antica strada, nuovo cammino". Stiamo camminando quasi sul crinale che scende ripidamente da San Pellegrino in Garfagnana, sulla sinistra abbiamo la vista sulla valle e passiamo poco sotto le cime del colle di Zari, di Pedro e della Verruchiella. Al colle di Pedro, imbocchiamo sulla destra un tratto della Via Vandelli che è ancora sentiero e che ci regalerà una splendida vista sulle Alpi Apuane. Dopo il monte Verruchiella e prima di Chiozza, invece, prendiamo a sinistra, per immergerci di nuovo nella Via Vandelli originale che passa da Bettola, dove fino al 2018 rimaneva in piedi l'osteria settecentesca che dava il nome al paese e che dall'autunno 2019 è completamente scomparsa.

l'osteria della Bettola in tre diversi momenti storici
(foto anni '80 dal libro "La Via Vandelli - secondo volume" Artioli Editore)
La strada continua a scendere rapidamente, e noi camminiamo sul percorso originale della Via Vandelli, che oggi è un affascinante alternarsi di tratti di sentiero carreggiate, brevi tratti selciati e parti asfaltate della strada provinciale. Attraversiamo Pellizzana e Pellizzanetta, fino a una deviazione sulla destra dove affrontiamo l'ultima discesa tra i campi e il bosco per arrivare alla fine dellanostra discesa di oltre mille metri, nel centro di Campori, nella piazzetta davanti alla chiesa, dove sicuramente fin dal settecento si radunavano i viandanti, i mercanti, i pellegrini con le loro masserizie e merci alla fine della dura discesa o prima della durissima (Hors Catégorie) salita verso l'ospitale.

la piazzetta del centro di Campori, attraversato dalla Via Vandelli
Dopo  Campori, un brevissimo tratto di strada asfaltata, dove un tempo correva il confine tra i territori estense e la repubblica di Lucca, ci porta nel centro di Pieve Fosciana, che è un paese davvero affascinante, il cui centro merita di girare un po', perdendosi tra le case di pietra, gli antichi palazzi, le chiese e gli alti muri. Qui possiamo anche rifornirci di acqua e cibo.
Il percorso abbandona per un momento il tracciato originale che oggi è sotto le strade asfaltate, seguendo un percorso CAI che collega Pieve con Castelnuovo, cosìabbiamo anche l'opportunità con una deviaziane di meno di un centinaio di metri di vedere il famosissimo lago Prà di Lama alimentato da sorgenti termali sia di superficie che sotterranee.
Arriviamo nella periferia di Castelnuovo di Garfagnana, dal quartiere di Santa Lucia, attraversando il fiume Serchio sul ponte trecentesco di Castruccio Castracani ed entrando entro le mura del paese medievale.

l'ingresso della Via Vandelli a Castelnuovo dal ponte sul Serchio
A Castelnuovo abbiamo l'opportunità di visitare il duomo, il paese e la rocca ariostesca, dove il poeta Ludovico Ariosto risiedeva nel millecinquecento come governatore estense della Garfagnana. Approfittiamo anche per fare il pieno di acqua e cibo, perché nella seconda parte della tappa lasceremo il percorso originale (che oggi corrisponde con la strada regionale 445) per salire sulle prime colline che sovrastano il Serchio e ci inoltreremo nel bosco.
Saliamo al forte di Mont'Alfonso, imponente fortezza difensiva estense a presidio del ducato, percorrendo il bel sentiero dell'Ariosto e poi passeggiando sotto le alte mura girando sulla destra del forte fino a raggiungere la parte opposta dove proseguiremo sempre su sentiero.

il sentiero dell'Ariosto sotto le mura del forte di Mont'Alfonso
Con un semplice e piacevole sentiero nel bosco lungo qualche chilometro, raggiungiamo il borgo di Antisciana, dopodiché continuiamo per un po' sull'asfalto ma ben presto prendiamo un sentiero sulla sinistra che ci immerge di nuovo nella natura e continuiamo in salita, con l'opportunità di vedere un bel laghetto e quando usciamo dal bosco siamo già in vista del prossimo paese, che è Sillicano dove possiamo sostare davanti all'oratorio della Madonna della Visitazione, dove c'è una bella fontanta e in vista dell'antica villa Benedetta che ospitò il duca estense Francesco IV.
Dopo un breve tratto asfaltato in uscita dal paese, riprendiamo a camminare sul sentiero nel bosco in vista sia delle Alpi Apuane sulla sinistra che del crinale appenninico sulla destra. Ci rimane un passaggio a bordo di un campo per arrivare alla splendida e suggestiva pieve di San Biagio: un vero gioiello!

la pieve di San Biagio, appena prima dell'arrivo della quinta tappa della Via Vandelli a Poggio
Camminiamo lungo una piccola strada in discesa che ha una bellissima vista sulla destra sul crinale tosco-emiliano e sul ponte ferroviario della Villetta, che è un vero e proprio monumento simbolo della Garfagnana. Arriviamo agevolmente alla fine della quinta tappa della Via Vandelli, in centro nel paese di Poggio, di nuovo sul percorso settecentesco della Via Vandelli, dove dormiremo all'ombra delle maestose e sfidanti Alpi Apuane che valicheremo domani con l'ultima, sublime ed eroica salita della Via Vandelli che sfiderà una delle catene montuose più belle e famose al mondo.


il video de "la Via Vandelli con il Viandante"

mercoledì 15 aprile 2020

Tappa 4 :: La Santona - San Pellegrino in Alpe - Via Vandelli escursionistica

la Via Vandelli con il Viandante :: Tappa 4 :: La Santona - San Pellegrino in Alpe

La quarta tappa della Via Vandelli riparte da La Santona e si immette immediatamente sul tracciato originale realizzato da Domenico Vandelli nel 1739 che seguiremo per tutta la tappa. È importante sapere che fino all'arrivo non troveremo nessun posto dove prendere da mangiare, solo due/tre fontane, quindi è importante prepararsi alla partenza. Tutto il percorso sarà senza grandi dislivelli, tranne i chilometri finali e vederemo anche bei tratti di selciato originale. Rapidamente raggiungiamo Le Lezze nel mezzo del bosco e il bel prato de L'Inferno, luogo in cui da sempre si ricorda la fuoriuscita di fiamme dal terreno, raccontate da Plinio il Vecchio e dove Lazzaro Spallanzani fece i suoi studi sugli idrocarburi.
Un tratto di Via Vandelli riselciato con muretto a secco tra La Santona e Le Lezze
Lungo tutto il percorso saremo accompagnati sulla sinistra dal profilo del monte Cimone, che perderemo di vista solo negli ultimi chilometri, dopo aver incrociato la strada che porta alpasso delle Radici, la sp.324. E potremo rivederlo solo il penultimo giorno, dal passo della Tambura sulle Alpi Apuane. La Via Vandelli prosegue tra boschi di faggi e castagni, rimanendo sempre alta sopra i 1200m slm, per chilometri senza grandi dislivelli, a fianco di prati e pascoli montani.
Raggiungiamo i 1350m slm nei pressi di monte all'Albero e poi è discesa tra le rocce scagliose fino al passo delle Cento Croci. Qui le leggende si sprecano, ma osservando la lastra incisa sopra l'ingresso dell'oratorio pensiamo che si narra che proprio in quel punto, sull'antica via ducale, sorgesse un albergo per viandanti: ma i viandanti venivano serviti per cena, letteralmente. La cosa più importante per noi è che in questo punto ci troviamo a metà strada tra Modena e Massa, quindi un luogo estremamente significativo per i viandanti della Via Vandelli. Al passo c'è anche un bel cartello informativo del comune di Riolunato, che mi è stato commissionato per raccontare la storia della Via Vandelli e il suo futuro come cammino.

il cartello informativo del comune di Riolunato sulla Via Vandelli al passo Cento Croci
La strada riprende grande e ben battuta e pianeggiante tra boschi e prati. Sulla destra passiamo il cippo dedicato al partigiano Celeste Guidoboni della formazione "Giustizia e Libertà", e lo scheletro di un albergo iniziato negli anni '80 e mai completato. Davanti a noi si offrono ripetutamente splendidi scorci di tutto l'Appennino che arrivano fino al crinale tosco-emiliano. Con un ampia curva a sinistra, arriviamo in vista della capanna celtica di Cà Guerri: il rustico segue il pendio in modo da sfruttare il livello superiore del terreno per l’ingresso al fienile e quello più basso per quello della stalla. La capanna conserva una sola delle due "penne", vale a dire il fronte verso monte con il caratteristico profilo scalettato delle capanne celtiche. Da qui possiamo scattare una delle foto più caratterizzanti di tutta la Via Vandelli, con la capanna, l'albero solitario in mezzo al prato e il profilo del monte Cimone sullo sfondo.

la Via Vandelli presso la capanna celtica di Cà Guerri, con il monte Cimone
Poco dopo ci aspetta un'altra meraviglia della Via Vandelli: La Fabbrica, cioè l'antica osteria voluta da Domenico Vandelli proprio nel punto più ricco d'acqua di tutto il percorso e ancora oggi vediamo la grande fontana appena oltre il gruppo di edifici con la data del 1752. L'osteria era così ben fatta e posizionata da meritare le lodi di Francesco III in persona: una grande osteria per il ricovero di cavalli e persone. Davanti alla Fabbrica c'è la stele in marmo bianco di carrara, dedicata negli anni '80 a Domenico Vandelli, che riporta la stessa scritta che c'è sulla stele gemella, ma in arenaria scura, che si trova tra Resceto e Massa, cn la stessa iscrizione:
All'abate Domenico Vandelli
Geografo e matematico della corte Estense, l'architetto che realizzò l'omonima Via.
Alle popolazioni appenniniche che divisero ingegno e fatica.

La stele dedicata a Domenico Vandelli aLa Fabbrica di Pievepelago
La Via Vandelli per chilometri e chilometri ci fa navigare tra freschi e misteriosi boschi di faggi, piccoli guadi, muretti a secco ricoperti di morbido muschio, animali al pascolo che ci oservano placidi, prati che corrono sul fianco della montagna. Il percorso non presenta nessuna difficoltà, con una sede larga e ben battuta, ondeggiando tra i 1250 e i 135m slm, finchè non iniziamo a vedere la massa bruna e spoglia del Sasso Tignoso, una montagna ofiolitica caratterizzata dagli aspri pinnacoli che sovrasta la Via Vandelli. Anche qui possiamo vedere l'antica osteria del Tignoso, che era un noto ritrovo di banditi, e che oggi e una casa privata, e a fianco i ruderi delle stalle annesse. Non manca molto per la brevissima deviazione che ci porterà davanti all'oratorio di Cà Giovannoni.

i viandanti della Via Vandelli immersi tra i boschi autunnali
Ancora chilometri su un sentiero praticamente perfetto, in tanti tratti ancora selciato che ci porta nel comune di Sant'Anna Pelago e ci riavviciniamo per la prima volta da quando siamo partiti a una strada asfaltata trafficata, alla località La Sega, ma prima incontriamo i caseggiati antichi de La Piella.

La Piella, con la Via Vandelli che la costeggia, in versione estiva e invernale
Dopo aver incrociato la strada provinciale 324 che porta al passo delle Radici, comincia una parte più in salita, attraverso però un meraviglioso bosco di alti alberi in cui la luce penetra solo dall'alto. La Via Vandelli qui è affiancata dalla strada provinciale e la incrocia più volte, fino ad arrivare al L'Imbrancamento, dove anticamente venivano riunite le greggi. Qui facciamo un breve tratto su asfalto in discesa verso Piandelagotti, che però è ancora il percorso settecentesco originale, fino a un bivio dove la Via Vandelli prosegue a sinistra nel fitto del bosco e salendo ripidissima su meravigliosi tornanti ancora originali in cui possiamo ammirare la maestria della posadelle pietre e delle opere idrauliche di scolo. Tornanti così belli li riammireremo solo tra le Apuane.
La Via Vandelli settecentesca ancora con la selciatura originale immerssa nella Selva Romanesca
Sono pochissimi chilometri ma sono abbastanza duri, finché non sbuchiamo al passo del Lagadello, sul crinale tosco-emiliano, al confine tra le province di Modena e Lucca: a 1620m slm, il puntopiù alto della Via Vandelli. Ora manca solo un po' di discesa,dove la Via Vandelli è stata sfaltata per raggiungere il paese di San Pellegrino in Alpe, che nel '700 era un'enclave lucchese entro il ducato Estense e ora è un'enclave modenense, del comune di Frassinoro, entro la regione Toscana. Qui ci riposeremo, all'ombra dell'antichissimo ospitale dei pellegrini, dove riposano San Bianco e Sanp Pellegrino, anche loro divisi amministrativamente tra le due regioni e dove potremo ammirare un tramonto mozzafiato sulle Alpi Apunae che ci aspettano a un giorno e mezzo di cammino.

Le Alpi Apuane viste da sotto l'arco dell'ospitale di San Pellegrino
Non ci rimane che riposarci e preparaci alla prissima meravigliosa tappa sulla Via Vandelli che ci farà immergere completamente nella selvaggia Garfagnana.