venerdì 24 febbraio 2017

si fermò a metà strada

«si fermò a metà strada: invece di procedere alla espropriazione degli espropriatori si lasciò sedurre»

la più consona delle divisioni territoriali, ancora innestata nel nostro campanilismo italianamente xenofobo, è quella in comuni. certo, a partire dal XV secolo, i comuni medievali furono affastellati in ducati, tra cui il Ducato di Modena, che con Francesco III sarà il committente proprio della Via Vandelli. tuttavia, ancora oggi, il primo confine che è tracciato nelle mappe è quello del comune: una specie di muraglia minore che rassicuri il nostro non confonderci.
so perfettamente che nel '700 i confini e le comunità erano altre, almeno in parte, che paesi sarebbero scomparsi e altri sarebbero nati o avrebbero prosperato. e in un qualche modo e in un qualche tempo bisognerebbe recuperare anche quelli.
per ora, basti la teoria dei comuni odiernamente attraversati dall'antica Via Vandelli, nel suo tracciato del 1739. dei paesi attraversati abbiamo diggià snocciolato la sequenza.

la Via Vandelli e i comuni attraversati


parto da Modena, capitale di pianura, stretta tra due fiumi e protetta dalla nebbia.
poi Castelnuovo Rangone, dalla cotenna indurita dai salumi.
si passa a Formigine col suo castello appoggiato in piazza.
velocemente a Maranello, di cui si ricordano solo i palmares.
si sta in quota a Serramazzoni, figlia di un'altra via.
la storia del Frignano arriva a Pavullo, figlio di una palude.
poi Lama Mocogno, ricordo di laghi e rovinose frane.
l'antico nome del Cimone riecheggia in Riolunato, sull'altra sponda della valle.
in basso Pievepelago assiste coronata dalla Via, come aggrappata al suo contorno ulteriore.
l'antico passo delle antiche genti si passa a Frassinoro, frastagliato.
il nome di un territorio per il ducato inavvicinabile, Castiglione di Garfagnana, dall'alto castello.
sussegue Pieve Fosciana, di nuovo in pianura e allungata sul fiume.
arriva Castelnuovo di Garfagnana, ariostesco per elezione e cuore della valle.
si procede a Camporgiano, dominato dalla rocca Estense e costellato di pievi.
fino a Careggine, il piccolo comune già affacciato sulle Apuane.
poi Vagli Sotto, stretto tra il lago e le montagne.
e finalmente Massa, capitale del mare e approdo agognato.

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martedì 21 febbraio 2017

perduto paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta

Fabbriche di Careggine è il paese in cui la Via Vandelli con un meraviglioso ponte si azzarda ad attraversare in un sol balzo il rio di Capredosso e il torrente Edron, dopo averlo seguito appena lasciato il Serchio a Poggio.

la Via Vandelli scende verso Fabbriche. foto del 1994 di Francesco.

sto appoggiato nello spigolo in cui si incontrano acqua strada e diga. è circa esattamente metà autunno e gli occhi si interrogano continuamente sull'estate ventura: è un appoggio incantevole tra la fantasia, le aspettative e la volontà di potenza.
la fantasia di ciò che era, di un paese sommerso, di abitudini e genti, di una strada un percorso non ancora noto. le aspettative di capire dove passare, come approssimare al meglio la Via, del livello che sarà dell'acqua. tutta la volontà di potenza dell'uomo che trasforma, di una Via che attraversa paesi monti e genti, di metri cubi di cemento innalzati per ottener altra potenza anche a dispetto della storia.

la Via Vandelli da qui scendeva verso Fabbriche
tra tutti i luoghi simbolici lungo la Via VandelliFabbriche di Careggine è uno dei più iconici. ed è un luogo che non c'è. più. o almeno non è visibile. eppure è uno dei luoghi più visibili nel cuore.
lo ricordo io, a fine anni '80, sul seggiolino dietro della moto Guzzi di mio padre, fermi sul cavalletto, il vento e il sole, il lago e l'immagine di un campanile, ed oggi nemmeno so se ci fosse davvero o se sia solo nella mia fantasia. lo ricorda Francesco, che nel 1994 a cinque anni è sceso con i suoi genitori nel paese di Fabbriche percorrendo la Via Vandelli e passando sul ponte con cui la Via attraversa l'Edron. lo ricorda la signora incontrata a Vergaia pochi minuti prima dell'inizio di questo racconto, che ricorda di essere scesa nel lago prosciugato con suo padre alla ricerca della casa della famiglia e ci racconta di come la madre percorresse a piedi la Garfagnana per arrivare a Modena, carica di sale. ed è la prima volta che sento parlare della Via Vandelli come della Via del Sale, una versione meno esotica è più proletaria della Via della Seta. lo ricorda il cuoco che ci ha affettato salumi freschi per un'ora a Vagli Sopra, che sostiene di aver seguito la Via Vandelli in barca navigando sulla superficie del lago di Vagli sopra a Fabbriche.

eppure il paese è scomparso. in meno di un minuto viene raccontato l'abbandono di Fabbriche. immagini antiche, costellate di uomini e donne di pietra e legno, colori scolpiti. e l'inesorabile inondazione che segue un semplice gesto di un operaio: una leva e l'acqua si impadronisce della storia.



e allora nuovamente sento che è mio dovere ricostruire recuperare far riemergere. le mappe catastali ottocentesche, lungimirantemente conservate dalla regione Toscana sono uno strumento unico e meraviglioso per ricostruire punto a punto il percorso della Via Vandelli.

Fabbriche di Careggine come appariva nell'800,
abbracciata da un'ansa dell'Edron e attraversata dalla Via Vandelli

ne nasce un disegno, una linea immaginaria e mai così reale della Via che scorre sotto l'acqua ferma: un'ipotetica proiezione senza dislivelli delle fatiche umane, un volo radente percorso da brividi e da spalle curve.
l'impossibile diventa possibile, con lo sguardo accarezzare da quello spigolo del lago la Via Vandelli che pian piano accarezza la discesa verso Fabbriche, punta verso est e decisamente svolta a destra per attraversare l'Edron e immergersi nel paese. e poi via sul fondovalle costeggiando il torrente, lasciando a sinistra Vagli Sotto, a destra Fontana delle Monache e puntando verso Vagli Sopra, ultimo approdo prima del mare aperto della valle d'Arnetola.
l'impossibile diventa possibile, la ragione umana dà forma alle visioni e la Via fluisce ancora sul fondo, ancorata dai passi pesanti e dalla fatica imperdonabile di generazioni di uomini e donne.



ecco qui sopra il tracciato preciso della Via Vandelli che serpeggia tra terra boschi declivi acqua strade sentieri fango sponde, la più precisa possibilità dell'immaginazione. almeno, fino al prossimo svuotamento.

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martedì 7 febbraio 2017

seduto in quel caffè

dopo aver deciso che le mezze misure non facevano né per me né per la Via Vandelli, ho studiato per qualche mese, provando a districarmi tra il labirinto di percorsi alternativi e sempre imprecisi che venivano proposti per la Via Vandelli. e il 29 settembre scorso ho deciso che sarei uscito per la prima esplorazione dal vivo del percorso.
partito armato di curiosità scientifica e una buona dose di impazienza, sono uscito con meta la biblioteca di Pavullo alla ricerca di un po' di bibliografia. libri a parte, mi sono fermato a sbirciare, appena prima del viadotto della Nuova Estense sul Rio Torto, la Via Vandelli che risale il versante sud del Malandrone. Ed è l'unica foto fatta quel giorno!
la Via Vandelli risale dal Rio Torto in direzione sud
Eppure non è di questo tratto di Via Vandelli che voglio parlare. Ma del tratto che ho percorso un po' in auto e un po' a piedi nella pausa pranzo della biblioteca. la Via Vandelli non fa praticamente mai curve: è una linea arcuata e pensierosa, appoggiata tra crinali e fondovalli. E così, scendendo da Sant'Antonio, segue un tracciato ben diverso dalla successiva via Giardini e invece che tortuoseggiare per evitare il fosso dell'Acquabona, ci si butta dentro segnata dalle acque e dagli spartiacque.
Così il 29 settembre ho percorso per la prima volta un tratto della Via Vandelli inedito per me e quindi recuperato, tracciando un segno inequivocabile per dirimere quell'intrico di dicerie sul percorso della Via Vandelli. E quel segno lo voglio riprodurre qui, a favore dei miei ventiquattro lettori.



in assenza di foto, rimangono solo i ricordi sognati:
lasciando la statale peregrinare a sinistra tra le sue curve, si mantiene la barra dritta per via Savonarola e subito si è cinti da case da un borgo da muri che paiono nati a delimitare senza invadere i bordi della Via, in pochi metri il balzo nei secoli è fatto. ma proseguendo, prosegue, affacciandosi sul lago della Chiozzola e poi si infila tra i filari di querce e le case coloniche e altri secoli passano, lasciando ben presto l'asfalto per la carreggiata il percorso si fa più incerto e più vivo, la discesa aspra e il panorama potente e vasto, giù fino al rio, giù in basso, con la vista verso Pavullo prima di recuperare con un breve balzo l'asfalto e la modernità...
ma sotto, rimane, l'antica intelligenza dell'uomo e della terra fattisi Via.


E il percorso così ritracciato, si ricompone nel suo alveo con le testimonianze delle carte storiche, come nella carta del territorio modenese del 1821 in cui la Vandelli appare chiara in rosso sulla sinistra scendere dritta. E come nelle primissime mappe dell'Istituto Geografico Militare di fine '800, in cui la Via Vandelli si riconosce bene nel tratteggio sulla sinistra.

La Via rinasce dalle testimonianze, dallo studio, dalle letture, dalle mappe, rinasce con le mie gambe.

p.s. si capisce un po' meglio cosa intendo quando dico che voglio ricostruire e ripercorrere in maniera fedele il tracciato originale del 1739?

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giovedì 2 febbraio 2017

celo... celo... Buso manca

rapidamente, cercando in rete, si possono collezionare un numero grande a piacere di possibili percorsi della Via Vandelli. percorsi a piedi, a cavallo, in bicicletta, in mountain bike, in moto, in macchina o in corriera; purtroppo anche in moto da cross o fuoristrada. praticamente nessuno in carrozza. e così proliferano in modo assolutamente fantasioso i paesi toccati dalla Via Vandelli.
un discorso a parte merita la bretella Sassuolo-Cà di Bosi, e lo farò eccome se lo farò. un altro ancora merita il percorso nella valle del Secchia, che ricalca la romana Via Bibulca. qui parliamo del percorso che parte dalla valle del Tiepido e risale verso il Frignano, il percorso progettato nel 1739.
posso dire che la Via Vandelli parte da Modena, passa per Vaciglio e il Cantone, attraversa Montale, Pozza e Gorzano, per toccare Torre Maina. non attraversa Colombaro, tocca Maranello.
la Via Vandelli si spinge tra i calanchi quasi a lambire Puianello, per proseguire a Farneta di Riccò e San Dalmazio, Sant'Antonio poi Pavullo e Montecenere e Lama Mocogno fino a Borra. non passa da Monfestino, non da Montebonello o Monzone, dal castello di Montecuccolo, nemmeno dal ponte del Diavolo, non da Renno e nemmeno Olina.
la Via Vandelli riparte da Borra e da lì sale in altitudine mantenendosi in quota, senza attraversare altri paesi a parte La Santona nato dopo la costruzione della Via Vandelli. passa tra Barigazzo e il monte Cantiere, attraversa il passo Cento Croci e sosta all'osteria de la Fabbrica, lambisce il Sasso Tignoso, si appoggia all'Imbrancamento, fino al paese successivo che è San Pellegrino in Alpe. in questo tratto la Via Vandelli non passa da Cavergiumine dalle Piane di Mocogno, non da Roccapelago da Sant'Anna Pelago, e nemmeno dal Passo delle Radici.
la Via Vandelli scende in Garfagnana attraverso Pellizzana, giunge a Campori, si sposta a Pieve Fosciana e raggiunge Castelnuovo Garfagnana, segue il fiume Serchio per Filicaia fino a Poggio. la Via non passa per chiara scelta da Chiozza da Castiglione di Garfagnana perché sotto il dominio di Lucca, evita tutti i paesi di Antisciana, Sillicano e Pontecosi.
risalendo il fiume Edron, la Via Vandelli tocca la Ferriera, poi Vergaia e si butta su Fabbriche di Carregine (sotto le acque del lago di Vagli), arriva a Vagli Sopra e si infila nella valle di Arnetola fino al Passo della Tambura. e così non si passa da Roccalberti da Roggio, nemmeno da Carregine Vagli Sotto e non tocca Campocatino l'eremo di San Viano.
la Via Vandelli scende a Resceto, passa da Gronda e Guadine, poi Canevara e infine Massa. non si spinge fino al rifugio Nello Conti e nemmeno devia a Redicesi.
è una teoria di presenze e assenze. perché una strada è una linea unidimensionale che attraversa e tocca che vuol dire che sceglie il proprio percorso, incide e tralascia seguendo la forma delle terre e delle acque. lo sguardo e le deviazioni perditempo la rendono bidimensionale. gli odori i sapori e le voci delle genti le danno sostanza e volume. la quarta dimensione ne è espansa dal ricordo dell'averla percorsa.


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